martedì 20 marzo 2007

Professione di fede di Frei Betto

UN NUOVO CREDO
di Frei Betto*

Credo nel Dio liberato dal Vaticano e da tutte le religioni esistenti e che esisteranno. Il Dio che è antecedente a tutti i battesimi, pre-esistente ai sacramenti e che và oltre tutte le dottrine religiose. Libero dai teologi, si dirama gratuitamente nel cuore di tutti, credenti e atei, buoni e cattivi, di quelli che si credono salvati e di quelli che si credono figli della perdizione, e anche di quelli che sono indifferenti al mistero di ciò che sarà dopo la morte.

Credo nel Dio che non ha religione, creatore dell’universo, donatore della vita e della fede, presente in pienezza nella natura e nell’essere umano. Dio orefice di ogni piccolo anello delle particelle elementari, dalla raffinata architettura del cervello umano fino al sofisticato tessuto dei quark.

Credo nel Dio che si fa sacramento in tutto ciò che cerca, attrae, collega e unisce: l’amore. Tutto l’amore è Dio e Dio è il reale. E trattandosi di Dio, non si tratta dell’assetato che cerca l’acqua ma del’acqua che cerca l’assetato.

Credo nel Dio che si fa rifrazione nella storia umana e riscatta tutte le vittime di tutti i poteri capaci di far soffrire gli altri. Credo nella teofania permanente e nello specchio dell’anima che mi fa vedere gli altri diversi dal mio io. Credo nel Dio, che come il calore del sole, sento sulla pelle, anche se non riesco a contemplare la stella che mi riscalda.

Credo nel Dio della fede di Gesù, Dio che si fa bambino nel ventre vuoto della mendicante e si accosta nell’amaca per riposarsi dalle fatiche del mondo. Il Dio dell’arca di Noé, dei cavalli di fuoco di Elia, della balena di Giona. Il Dio che sorpassa la nostra fede, dissente dei nostri giudizi e ride delle nostre pretese; che si infastidisce dei nostri sermoni moralisti e si diverte quando il nostro impeto ci fa proferire blasfemie.

Credo nel Dio che, nella mia infanzia, piantò una acacia in ogni stella e, nella mia giovinezza, si mise in ombra quando mi vide baciare la mia prima innamorata. Dio festeggiatore e bisboccione, lui che creò la luna per adornare la notte della delizia e l’aurora per incorniciare la sinfonia del volo degli uccelli all’albeggiare.

Credo nel Dio dei maniaci-depressi, dell’ossessione psicotica, della schizofrenia allucinata. Il Dio dell’arte che denuda il reale e fa risplendere la bellezza pregna di densità spirituale. Dio ballerino che, sulla punta dei piedi, entra in silenzio sul palcoscenico del cuore e, cominciata la musica, ci afferra fino alla sazietà.

Credo nel Dio dello stupore di Maria, del camminare laborioso delle formiche e dello sbadiglio siderale dei fiorellini neri. Dio spogliato, montato su un asino, senza una pietra dove appoggiare il capo, atterrato dalla sua stessa debolezza.

Credo nel Dio che si nasconde nel rovescio nella ragione atea, che osserva l’impegno dei scienziati per decifrare il suo gioco, che si incanta con la liturgia amorosa dei corpi che giocano per ubriacare lo spirito.

Credo nel Dio intangibile all’odio più crudele, alle diatribe esplosive, al cuore disgustoso di quelli che si alimentano con la morte altrui. Dio, misericordioso, si fa quatto fino alla nostra piccolezza, supplica un soave messaggio e chiede una ninna nanna, esausto davanti alla profusione delle idiozie umane.

Credo, soprattutto, che Dio crede in me, in ognuno di noi, in tutti gli esseri generati per il mistero abissale di tre persone unite per amore e la cui sufficienza traboccò in questa creazione sostenuta, in tutto il suo splendore, dal filo fragile del nostro atto di fede.

(nostra traduzione dallo spagnolo)


Creo en el Dios liberado del Vaticano y de todas las religiones existentes y por existir. El Dios que antecede a todos los bautismos, preexiste antes que los sacramentos y desborda todas las doctrinas religiosas. Libre de los teólogos, se derrama gratuitamente en el corazón de todos, creyentes y ateos, buenos y malos, de los que se creen salvados y de los que se creen hijos de la perdición, y también de los que son indiferentes a los abismos misteriosos del más allá de la muerte.
Creo en el Dios que no tiene religión, creador del Universo, donador de la vida y de la fe, presente en plenitud en la naturaleza y en los seres humanos. Dios orfebre de cada ínfimo eslabón de las partículas elementales, desde la refinada arquitectura del cerebro humano hasta el sofisticado entrelazado del trío de cuarqs.
Creo en el Dios que se hace sacramento en todo lo que acerca, atrae, enlaza y une: el amor. Todo amor es Dios y Dios es lo real. En tratándose de Dios, dice bellamente Rumi, no se trata del sediento que busca el agua sino del agua que busca al sediento. Basta con manifestar la sed y el agua mana.
Creo en el Dios que se hace refracción en la historia humana y rescata todas las víctimas de todo poder capaz de hacer sufrir al otro. Creo en teofanías permanentes y en el espejo del alma que me hace ver a Otro que no soy yo. Creo en el Dios que, como el calor del sol, siento en la piel, aunque sin conseguir contemplar o agarrar el astro que me calienta.
Creo en el Dios de la fe de Jesús, Dios que se hace niño en el vientre vacío de la mendiga y se acuesta en la hamaca para descansar de los desmanes del mundo. El Dios del arca de Noé, de los caballos de fuego de Elías, de la ballena de Jonás. El Dios que sobrepasa nuestra fe, disiente de nuestros juicios y se ríe de nuestras pretensiones; que se enfada con nuestros sermones moralistas y se divierte cuando nuestro arrebato profiere blasfemias.
Creo en el Dios que, en mi infancia, plantó una acacia en cada estrella y, en mi juventud, se asomó cuando me vio besar a mi primera enamorada. Dios fiestero y juerguista, el que creó la luna para engalanar las noches de deleite y las auroras para enmarcar la sinfonía pajarera de los amaneceres.
Creo en el Dios de los maníaco-depresivos, de las obsesiones sicóticas, de la esquizofrenia alucinada. El Dios del arte que desnuda lo real y hace resplandecer la belleza preñada de densidad espiritual. Dios bailarín que, sobre la punta de los pies, entra en silencio en el palco del corazón y, comenzada la música, nos arrebata hasta la saciedad.
Creo en el Dios del estupor de María, del camino laboral de las hormigas y del bostezo sideral de los agujeros negros. Dios despojado, montado en un borrico, sin piedra donde reclinar la cabeza, aterrorizado de su propia debilidad.
Creo en el Dios que se esconde en el reverso de la razón atea, que observa el empeño de los científicos por descifrarle su juego, que se encanta con la liturgia amorosa de cuerpos excretando jugos para embriagar espíritus.
Creo en el Dios intangible al odio más cruel, a las diatribas explosivas, al corazón hediondo de aquellos que se alimentan con la muerte ajena. Dios, misericordioso, se agacha hasta nuestra pequeñez, suplica un suave masaje y pide arrullos, exhausto ante la profusión de idioteces humanas.
Creo, sobre todo, que Dios cree en mí, en cada uno de nosotros, en todos los seres engendrados por el misterio abismal de tres personas unidas por el amor y cuya suficiencia desbordó en esta Creación sustentada, en todo su esplendor, por el hilo frágil de nuestro acto de fe.

*Frei Betto, domenicano brasiliano, teologo e scrittore.



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